La Cassazione si pronuncia sulla cd. “cannabis light” in tema di sequestro probatorio
Con la recente sentenza della Sez. VI del 31 gennaio 2019, n.4920 la Suprema Corte ha stabilito che la liceità della coltivazione di cannabis cosiddetta “light” (prodotta secondo i dettami della L. 242/2016) determina la liceità della commercializzazione dei suoi prodotti, in particolare delle inflorescenze, che contengono principio attivo THC inferiore allo 0,6% (percentuale al di sotto della quale la sostanza non è considerata dalla legge come produttiva di effetti stupefacenti giuridicamente rilevanti), nel senso che non potrebbero più considerarsi sostanza stupefacente soggetta alla disciplina del DPR 309/1990, così come altre varietà vegetali che non rientrano tra quelle inserite nelle tabelle allegate al citato DPR.
La Suprema Corte ha ritenuto che, se il venditore di inflorescenze di cannabis è in grado di documentare la provenienza lecita della sostanza (ex. L. 242/2016), il sequestro probatorio delle inflorescenze (al fine di effettuare analisi) può giustificarsi solo se emergono specifici elementi di valutazione che rendano ragionevole dubitare della veridicità dei dati offerti e lascino ipotizzare la sussistenza di un reato ex art. 73, comma IV, DPR 309/1990.
Avv. Alessandro Monteleone